Grazie amico selvaggio, spirito indomito. Tu sei venuto per insegnarmi come stare al mondo essendo se stessi senza compromessi. E in questo sei stato un grande Maestro. Non a caso mi hai scelto. Nonostante la mia cocciutaggine e i miei disperati tentativi di renderti quel cane bravo e buono che non sei mai stato, a immagine e somiglianza di quella bambina brava e buona che io invece ho perfettamente incarnato, sei rimasto fedele a te stesso, nonostante gli apparenti inevitabili adattamenti alla vita che ti proponevo.
Sono stata un’alunna difficile lo so, a volte isterica e depressa, a tuo svantaggio, e ancora oggi fatico a incarnare il modello che tu mi hai proposto. Ma se penso a come camminare nella vita fedeli a se stessi, a testa alta, senza prevaricare ma allo stesso tempo senza cedere i propri spazi, pronti a combattere per ciò che si sente giusto e proprio, pronti ad agire senza ma e senza se per esprimere il proprio sentire, imparando dalle esperienze di vita ma senza inutili compressi e dannose rinunce per compiacere chissà chi, fieri e nobili, resilienti nel dolore e nelle difficoltà, pronti all’amicizia solo con chi veramente la merita, senza ripensamenti, indifferenti verso relazioni e attività per noi prive di senso, capaci di esprimere la propria rabbia quando riteniamo ne valga la pena – anche se non è “politicamente corretto” e conforme al comune senso di mediocrità – coraggiosi e un tanto incuranti del pericolo perché fiduciosi nelle proprie capacità e nel sostegno della Vita, integri e innocenti al tempo stesso… allora è a te che penso. Sei tu il mio modello.
Non ti preoccupare per me. Anche se tu hai dovuto lasciarmi, la tua lezione è nel mio zaino e il tuo esempio è nel mio cuore. Nessuno potrà toglierli da lì. E ce la farò. Se c’è una cosa che ho imparato da te è la cocciutaggine. Cado, ma mi rialzo sempre. Sono imperfetta, ma chi se ne frega. Se a qualcuno non piaccio, può sempre evitarmi.
Avrei sperato in un fine vita diverso per te, invece l’artrosi ha reso tutto molto difficile. Dopo una vita così gloriosa, dov’era finita la dignità? È stato duro vederti deperire in quel modo. Ma anche questo ha avuto un suo senso, anzi più di uno. E uno di questi è che mi hai dato la possibilità di fare esperienza nel gestire un cane grande con problemi di mobilità e incontinenza, andando avanti lo stesso nonostante le mille difficoltà. E di poterlo ora insegnare agli altri. E la possibilità di mettere alla prova la mia capacità di ascolto ed essere forte, per te e per me, in quegli ultimi giorni in cui ho dovuto prendere la decisione di fidarmi del mio sentire, di te e della Vita, sulla base di nessuna diagnosi e veterinari ostili. Un’esperienza che mi ha rafforzato molto, e forse anche questo, chissà, era nei tuoi piani o, per meglio dire, nei piani del nostro Sé e dell’intelligenza della Vita tutta, che ci ha fatti incontrare e ci ha condotto fino a quell’epilogo. Ci siamo salutati da soli, senza interferenze, in luoghi conosciuti e sicuri, lontani da tubi e siringhe, con qualche disagio ma con tanta forza. Nel lasciare andare, abbiamo tenuto duro. Mi hai fatto il dono di potermi prendere cura di chi amo fino all’ultimo respiro, come non ho potuto fare per i miei cari umani. Un altro dono immenso da parte tua.
È passato un anno, ma ancora riempi di te la mia vita attraverso quella tua essenza che vive dentro di me. Mi manca la tua fisicità, certo, ma mai vorrei porre ostacolo al tuo procedere. Corri libero nei verdi prati e boschi al di là del ponte arcobaleno, quegli stessi prati e boschi che tanto hai amato qui. Oppure procedi oltre, secondo i tuoi piani evolutivi. Ti auguro solo il meglio, anche se so che verrà anche il peggio. E allora possa tu trarre il meglio dal peggio. Possa tu rimanere per sempre uno spirito libero e indomito, come spero di diventarlo ancor più io. Buona continuazione del tuo viaggio, amore mio.