Veglia per Argo

IL DONO DI ARGO

Argo ci ha lasciati sabato sera alle ore 22:12, quando ha esalato l’ultimo respiro ed ha avviato il processo per abbandonare il corpo. Il suo processo di morte è stato piuttosto veloce, poiché dal momento in cui sono stata certa di ciò che egli desiderava, ovvero andarsene, nulla più lo ha trattenuto. Il processo non ha avuto intoppi, non ha presentato gravi disagi, solo è stato accompagnato da una respirazione un po’ affannosa, come quella che i cani possono avere dopo una breve corsa. Non gli è però mai mancata davvero l’aria, cosa che è un po’ lo spauracchio di tutti quelli che decidono di accompagnare l’animale verso la morte naturale.

Ora Argo è finalmente libero da un corpo malandato, che non gli permetteva più di vivere serenamente, di muoversi, di esprimersi, di interagire agevolmente. I suoi ultimi mesi di vita sono stati piuttosto difficili, per quanto ancora riuscisse ad alzarsi – magari con un piccolo aiuto – e riuscisse a fare passeggiate piuttosto lunghe con il suo passo lento. Questo fino allo scorso lunedì mattina, 20 giugno, quando fece la sua ultima passeggiata e mangiò il suo ultimo pasto. Fu quello il momento in cui entrò nella fase nell’hospice, anche se io non me ne resi subito conto, in quanto inizialmente sembrava si trattasse di una cistite, quindi potenzialmente curabile con antibiotici. Quando finalmente ebbi gli elementi anche concreti per comprendere la situazione reale e confermare il mio intuito, erano già passati un po’ di giorni. Ad ogni modo, questo è stato il suo processo: 5 giorni di hospice e un processo di morte attivo di meno di un giorno.

Sto ancora vegliando il suo corpo, poiché la morte non è un processo istantaneo. Le parti non fisiche dell’essere si staccano dal corpo gradualmente attraverso un processo che dura alcuni giorni, durante i quali idealmente il corpo dovrebbe rimanere dov’è, in una situazione di tranquillità. Di solito si considerano 3 giorni, che del resto corrispondono a quello che nelle varie tradizioni è il tempo che va dalla morte alla sepoltura, ma basta ascoltare il proprio intuito. Questi 3 giorni sono anche utilissimi a chi rimane per elaborare molto più velocemente il lutto, in quanto si ha il tempo di restare con la salma, fare le meditazioni, riflessioni e preghiere che si desiderano, e integrare il fatto che quel corpo che abbiamo tanto amato non è più abitato dall’essere che abbiamo tanto amato. E naturalmente lasciarlo andare, libero di procedere lungo il suo percorso evolutivo.


Ripensando al passato dopo questa esperienza, in retrospettiva pensavo, che differenza! Che differenza rispetto alla mia precedente esperienza con il mio primo cane, morto per eutanasia a 14 anni (decisa dal veterinario). Che strazio, che dolore a quel tempo, un dolore incolmabile, uno strappo improvviso, inguaribile. Piansi per giorni. Avevo circa 28 anni. Di lì a poco sarebbe cominciato il mio percorso di crescita personale e ricerca spirituale. Quanta strada ho fatto da allora! Davvero tanta. Una strada che mi ha permesso di affrontare la fine della vita di Argo in maniera completamente diversa. Niente strazio, niente pianti inguaribili. Alcune paure, alcune insicurezze, certo, poiché nessuno può mai essere certo che il processo di morte fili liscio, senza problematiche. E ci si chiede sempre se si fa la cosa giusta, se si è all’altezza, rispetto ai desideri del morente. Ma, nel complesso, siamo stati molto sereni. Con quella calma di fondo che è data dalla connessione col Sé, che dice, al di sotto di tutte le paure, “sì, questa è la strada, sì, questo è il momento, affidati”. Io aiutata anche dalla consapevolezza che questo era il momento giusto, il momento perfetto per questo saluto nell’evolversi della mia vita, e gli animali questo lo sanno sempre, sanno sempre quando andarsene, in quanto direttamente guidati dallo spirito, senza interferenze mentali. E naturalmente anche per lui era il momento perfetto, perché ormai aveva raggiunto il limite della sua resistenza e aveva portato a termine il suo compito, compresa l’ultima ciliegina sulla torta, che non avrebbe mai potuto realizzarsi se io avessi scelto la strada dell’eutanasia.

Argo è morto nello stesso giorno in cui è morto mio padre un anno fa. Argo mi ha permesso di fare con lui ciò che le autorità sanitarie impazzite mi hanno impedito di fare con mio padre e mio fratello: stargli accanto, prendermi cura di lui, accompagnarlo fino all’ultimo respiro e oltre. E questo è un grande dono di guarigione. Per questo il fatto che sia morto nello stesso giorno di mio padre è per me altamente significativo. Sono questi i fatti che possono rendere la morte un evento persino gioioso. Perché sì, è possibile vedere la gioia nella morte.

Voglio quindi ringraziare Argo per tutto quello che mi ha dato, per la vita che abbiamo trascorso insieme, per gli insegnamenti, per i momenti di gioia, per i momenti di frustrazione, poiché tutto ci ha reso ciò che siamo ora. Sei un’anima meravigliosa e ti auguro ogni bene nel prosieguo del tuo percorso.

Ringrazio me stessa per esserci stata, per aver accettato le sfide ed essere sempre andata avanti. E ringrazio coloro che mi hanno accompagnato e aiutato lungo il mio percorso. In riferimento ad Argo, i diversi veterinari che ci hanno seguito in momenti diversi, a partire da Monica Premoli, che ci ha seguito negli ultimi difficili mesi, Stefano Cattinelli, che è stata la prima scintilla, ormai tanti anni fa, che mi ha condotto verso una diversa visione della morte dell’animale, e nel tempo Laura Cutullo, Roberta Martinengo, Francesca Parisi i più importanti. Per quanto riguarda me, relativamente all’ultimo periodo della mia vita, voglio ringrazie soprattutto Alessandro Baccaglini, per avermi aiutato prima ad uscire fuori dal pantano in cui mi trovavo, e poi a fare quel tratto di percorso utile a raggiungere quelle consapevolezze e conoscenze necessarie ad imparare finalmente ad ascoltare davvero il mio sentire, a riconosceerlo e a metterlo in pratica. Sono ancora un’apprendista stregone, con tanto da imparare e sperimentare. Ma almeno ho iniziato, e la differenza si vede e si sente.

E infine ringrazio voi che mi leggete su Facebook, che in questi ultimi giorni mi siete stati di grande aiuto, con la vostra energia e il vostro affettuoso sostegno. Siete stati davvero tanti. È stato bello leggervi e ascoltarvi. Grazie! Non ho saputo fino all’ultimo se avrei condiviso pubblicamente questa esperienza, che normalmente è cosa molto privata in cui ci si sente molto vulnerabili. Non avevo scritto nulla della vecchiaia del mio cane finora. Ma arrivata a un certo punto ho sentito di volerlo e doverlo fare, forse anche per il ruolo che ho svolto in passato nella diffusione di conoscenza e consapevolezza riguardo all’accompagnamento degli animali nella vecchiaia e nel fine vita.

Spero, condividendo questo percorso, di poter essere anche stata utile a qualcuno, oltre che a me stessa. Vi abbraccio tutti.